STREET ART, DEFINIZIONE E STORIA DI UN'ARTE "ALTERNATIVA"
STREET ART:
ARTE “ALTERNATIVA” DEGNA DI RISPETTO
Dato che FineArtsMart si sta
attrezzando per poter offrire, speriamo molto presto, la possibilità di
acquistare bombolette spray e marker (su FAM è già possibile trovare i Letraset
ma vogliamo fare molto di più!) da dedicare a writers e non solo, oggi abbiamo
deciso di inaugurare al rubrica di “Alternativarte” parlando del mondo della
Street Art appunto.
STREET ART: UN MOVIMENTO, MILLE SFACCETTATURE
Molto spesso la definizione di
“Street Art” viene confusa con quella di “Graffitismo” o “Writing”. Si tratta
di un errore comune che deriva dal fatto che entrambe queste forme d’arte
alternativa si manifestano generalmente nello stesso luogo: la strada. Strada
intesa come spazio pubblico, aperto, visibile e condivisibile da tutti, perché
proprio questo è l’intento della Street Art, condividere ed esporre i propri
pensieri e le proprie creazioni con tutte le persone appartenenti a
quell’agglomerato sociale che comunemente definiamo con la parola “città”. La
Street Art, però, è la categoria “madre” a cui appartiene il Graffitismo, è
vero, ma affiancato da altre forme di espressione. Quest’ultimo comunica
attraverso spray e soggetti molto spesso legati allo studio della lettera,
mentre nella più ampia classe dell’Arte Urbana vanno inserite anche altre
tecniche come la Sticker Art, lo Stencil, le Proiezioni video, le Sculture
installate in luoghi pubblici, etc che non sempre coprono il paesaggio e
l’ambiente ma piuttosto lo integrano e sottolineano. Del Writing, comunque,
parleremo più approfonditamente mercoledì prossimo, per oggi ci limitiamo a un
discorso di presentazione un po’ più generico.
Street Art, Urban Art, Arte di
strada o urbana, sono tutti nomi dati dai mezzi di comunicazione di massa a
quelle forme d’arte che, dunque, si manifestano in luoghi pubblici, a volte
illegalmente, altre volte in siti appositamente autorizzati avendo così la
possibilità di poter contare su un pubblico vastissimo, molto più ampio
rispetto a quello di una galleria di esposizione normale. Essa viene da molti
considerata come una forma d’arte “alternativa” ma ci si accorge sempre più che
spesso alcuni artisti street non hanno nulla da invidiare ai grandi nomi della
pittura o del disegno. Opere come quelle dell’americano Xenz lasciano a bocca
aperta, i lavori di Street Art 3D che sempre più spesso compaiono sulle
pavimentazioni delle maggiori città del mondo incantano con i loro effetti
speciali e le rifiniture dei loro dettagli. Di sicuro ogni artista che pratica
la Urban Art, in qualsiasi forma, ha alle spalle le proprie motivazioni
personali, questo, oltre al luogo pubblico e alla gratuità della fruizione
dell’opera, è il punto in comune principale di tutte le modalità con cui si
esprime questa corrente artistica.
L'inferno in 3D Street Art |
C’è chi la usa come sovversione, chi come critica
contro la società o la proprietà privata, chi contro la gestione dei propri
spazi rivendicando piazze e strade e chi, più semplicemente, vede nella città
il luogo ideale in cui esporre le proprie creazioni ed esprimere le proprie
idee creando, a volte ma non sempre, veri e propri musei all’aria aperta. E’ il
caso di dire “non sempre” perché purtroppo, molto spesso, alcune persone che si
spacciano per street artists compiono, in realtà, atti vandalici su treni e
muri componendo scritte o disegni privi di senso, scopo o buon gusto, se così
vogliamo definirlo, portando le persone a detestare chiunque operi armato di
spray, stickers o stencil, anche coloro i quali, invece, vanno a creare vere e
proprie meraviglie. L’imbrattamento selvaggio dei luoghi pubblici, anche con
opere spesso lasciate a metà, è qualcosa contro cui combattono non solo le
autorità o i cittadini ma anche gli stessi artisti di strada realmente
definibili come tali a cui non fa di certo piacere l’essere associati a tali
vandali. La questione sociale resta poi aperta per quanto riguarda lo spazio
troppo limitato che, per lo meno in Italia, viene dato a questa forma
d’espressione “alternativa” all’arte canonica, ma non è questa la sede per
affrontare tale questione.
STORIA DEL MOVIMENTO STREET IN
BREVE
La Street Art è difficilmente
riconducibile a un vero e proprio luogo di nascita dato che si tratta di un
vero e proprio movimento e fenomeno globale. Tuttavia possiamo provare a
ricostruire il percorso di questa forma espressiva partendo dalla certezza che
essa si sia evoluta acquisendo elementi provenienti dalla Pop Art e fondendoli
man mano con quelli della Graffiti Art (che assume poi il ruolo di categoria
appartenente alla stessa Street Art come già accennato in precedenza). Non si
sa con esattezza chi abbia dato il via a questa corrente ma la sua origine può
essere convenzionalmente collocata attorno agli anni Settanta a New York.
L’interesse per l’Arte Urbana è poi esploso sicuramente attorno al 2000 grazie
a un nome in particolare, quello di Banksy (avete presente la famosissima
immagina del graffito raffigurante il ragazzo con il volto coperto a metà da
una bandana che invece di lanciare una molotov ha in mano un mazzo di fiori?
Ecco Banksy ne è l’autore). Da allora si sono moltiplicati libri sull’argomento
e l’impatto dell’Arte urbana e della cultura metropolitana sulla società e
l’immaginario collettivo è esploso senza possibilità di contenimento.
Ovviamente, soprattutto nell’epoca contemporanea, l’economia e le aziende non
hanno tardato a cogliere l’occasione di sfruttare questa forma di comunicazione
a proprio favore; la Street Art è stata infatti molto spesso oggetto di vere e
proprie campagne di marketing proprio per merito, o a causa, della propria
potenza nel veicolare i messaggi.
La cultura della strada è stata
così proiettata nel mainstream influenzando prodotti e campagne pubblicitarie,
soprattutto quelle rivolte ai giovani; nei negozi si trovano sempre più spesso
magliette, spille, borse e altri articoli raffiguranti le opere di writers
famosi, dallo stesso Banksy a Obey per esempio. La stessa professione di questi
artisti, dunque, è andata modificandosi nel corso del tempo e oggi alcuni
street artist affiancano alle loro carriere “di strada” quelle di veri e propri
brand designer o manager. Ovviamente per i puristi del genere questo non è
concepibile ma è innegabile che in questo modo la cultura street possa
approfittare di una maggiore visibilità e, perché no, di una vera e propria
consacrazione accompagnata al riscatto che tanto merita dopo decenni in cui la
Urban Art veniva additata come semplice “scritta sui muri”. C’è da sottolineare
poi come quasi tutti gli street artist promuovano l’assenza completa di
copyright sulle loro creazioni incoraggiandone la copia e la diffusione
proponendo addirittura la fornitura di kit corredati di istruzione per
assemblare le loro opere.
LA STREET ART IN ITALIA
Autentici pionieri della Street
Art in Italia furono le tre scuole emerse a Milano, Bologna e Roma. La prima si
concentra su una massificazione degli interventi per intercettare un pubblico
il più vasto possibile, con decorazioni di piccola e media grandezza sempre in
grave contrasto con la municipalità e il governo della città. La seconda ha
sviluppato invece uno stile che rende massiccia ogni decorazione più che una
serialità serrata di interventi per le strade, che passano talvolta in secondo
piano rispetto a fabbriche e aree metropolitane dismesse. Roma ha infine la sua importanza
per quanto riguarda la tecnica stencil, grazie a Sten Lex,
attivi dal 2001 e considerati tra i pionieri dello "Stencil Graffiti"
in Italia.
Pea Brain |
Nomi importantissimi nella Street
Art nostrana sono quelli di Monica Cuoghi (ve la ricordate la papera con le
zampe lunghissime, Pea Brain?) e dei milanesi Bros, Ivan Tresoldi, Abominevole
e Ozmo che si imposero a livello nazionale già dalla fine degli anni Novanta.
Come dimenticare poi Pao e i suoi panettoni a pinguino oppure TvBoy,
l’illustrarocker trapiantato oggi a Barcellona, e poi Microbo, Bobo130,
Cristian Sonda, Nais o Orticalnoodles. A Bologna colpiscono Blu, street artist
ma anche video maker, il collettivo EricaIlCane, Dado e Stefy; tutti questi
hanno contribuito a far crescere la scena bolognese portandola a dialogare con
il comune stesso con cui spesso oggi si trova a cooperare con musei, gallerie e
corporazioni dedicate.
Il folletto di Kenny Random protetto dal Comune di Padova ma danneggiato da un altro writer |
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